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Spiritualità del Creato: Manuale di Mistica Ribellemistica-ribelle

Il creato siamo noi e tutte le cose. Siamo noi in relazione a tutto il resto. “Tutti i nostri parenti”, così dicono i Lakota nelle loro preghiere ogni volta che fumano la sacra pipa o entrano o escono dalla capanna sudatoria. “Tutti i nostri parenti”: questo significa tutti gli esseri, tutte le cose, quelle visibili e quelle invisibili: le galassie rotanti e i soli sfrenati, i buchi neri e i microorganismi, gli alberi e le stelle, i pesci e le balene, i lupi e i delfini, i fiori e le rocce, la lava fusa e la neve che troneggia sulle cime dei monti, i figli che mettiamo alla luce e i loro figli, e i loro figli, e i loro figli.

La madre single che è disoccupata e lo studente universitario, il bracciante e l’imprenditore agricolo, la rana nello stagno e il serpente nell’erba alta, i colori di un’accesa giornata di sole e l’oscurità totale di una foresta pluviale di notte, il piumaggio brillante dei pappagalli e i colpi di un tamburo africano, i kiva (stanze rituali) degli Hopi e le meraviglie della cattedrale di Chartres, la frenesia di New York e la disperazione delle prigioni sovraffollate: ci sta dentro tutto.

Il creato è tutto lo spazio e tutto il tempo. Tutte le cose presenti, passate e future. Ma tra queste tre modalità di concepire il tempo, è la modalità del presente quella verso cui si concentra di più il creato, perché il tempo più significativo tra tutti è adesso, è quello che è stato definito “eterno presente”. Il passato influenza il futuro per mezzo delle scelte che noi compiamo nel momento presente. A che cosa decidiamo di dare vita in questo momento? Se il futuro porterà con sé maggiore bellezza oppure maggiore dolore, è un fatto che dipende dalle nostre scelte, a come rispondiamo al nostro ruolo di co-creatori all’interno di una creazione che continua a svilupparsi ed espandersi. Il passato e il presente convergono in noi per dare vita al futuro. Come dice Meister Eckhart:

Dio crea l’intero universo completamente e pienamente

in questo momento presente.

Ogni cosa che Dio ha creato seimila anni fa,

e forse prima di allora quando stava iniziando a fare il mondo,

Dio la crea anche adesso in un istante.

Ogni cosa che Dio ha creato milioni di anni fa

e ogni cosa che Dio creerà dopo milioni di anni,

se il mondo dovesse durare così tanto,

Dio la crea adesso nei più intimi e profondi luoghi dell’anima.

Ogni cosa del passato e ogni cosa del presente

e ogni cosa del futuro

Dio la crea nei luoghi più profondi dell’anima.

Dunque il creato è, nella sua essenza, nient’altro che relazione. È l’atto sorprendente di relazionalità, di comunione, di risposta, di abbandono, è l’essere stesso che si muove a spirale, danzando, accovacciandosi, saltando in piedi. L’essere è relazione. Meister Eckhart dice che «la relazione è l’essenza di tutto ciò che esiste» e che «l’essere di per sé è Dio». Tutto il creato dunque è una traccia, un’orma, una realtà che discende dalla Divinità. Il creato non è altro che il passaggio della Divinità nella forma dell’essere. È l’ombra di Dio in mezzo a noi. Il creato è sacro. Tutte le nostre relazioni sono sacre. I popoli nativi lo sanno bene e Gesù stesso lo ha insegnato («Io sono la vite, voi i tralci» Gv. 15, 5; «Io e il Padre siamo una cosa sola» Gv. 10, 30). I cristiani e tutti gli altri credenti devono reimparare la sacralità del creato. Senza questo come “primo articolo di fede” siamo perduti. I nostri figli saranno alla deriva e senza un futuro. La disperazione regnerà e ogni discorso sul “regno di Dio” mancherà di energia e di verità.

Il creato è, da molti punti di vista, ciò che la nostra specie fa di esso qui sulla terra. La Divinità ha giocato d’azzardo nel darci un così grande potere, divino e demoniaco allo stesso tempo. Ma noi che ne facciamo? Siamo spiritualmente pronti per questo compito meraviglioso che consiste nel fare giustizia, una giustizia che le scienze chiamano “omeostasi” cioè la ricerca di armonia che è già insita in tutte le cose, che consiste nel relazionarsi con ogni cosa al livello della giustizia e non del dominio, come se dovesse esserci sempre un vincitore che sconfigge un perdente? Abbiamo davvero superato la guerra, la guerra contro noi stessi, contro i nostri corpi, contro i giovani, contro il suolo, contro gli alberi? Gli esseri umani hanno una grande capacità di commettere peccati contro il creato, di fallire il bersaglio nel senso di non riconoscere qual’è il loro compito su questo pianeta e nell’universo. In questo senso, il peccato è voltare la spalle al creato e al suo sommo Autore divino che dimora in ogni cosa. Alcune volte pecchiamo di omissione, quando non ci accorgiamo o non vogliamo ammettere che esistano i peccati contro la biosfera (giustamente definiti ecocidio) o contro le specie terrestri (biocidio) o contro il suolo (geocidio). Questi sono davvero peccati mortali, perché portano la morte alle generazioni che verranno.

Che cos’è il creato? È la novità che accade quando ci nasce una figlia o un figlio, è la resurrezione che sperimentiamo quando torniamo alla vita dopo le profondità del dolore e della disperazione, è la pace che è al di là di ogni comprensione quando una persona buona fa una buona morte, è il sorgere dello spirito comunitario, un evento che avviene quando la solidarietà si oppone alla paura e così la potenza della preghiera e della speranza si radicano di nuovo in noi.

 

Spiritualità del Creato:Manuale di Mistica Ribelle,
trad. di Gianluigi Gugliermetto, Gabrielli 2016, p.22-25

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